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Birra disgustosa: eccone 6 da bere solo se hai fegato

Hai mai bevuto una “birra disgustosa”

No, non mi riferisco al saporaccio di certe birre industriali a basso costo, ma di birre dove la voglia di sperimentare oltrepassa la linea che separa l’innovazione dalla follia

Esistono birre magari anche “buone” al palato… ma che per un motivo o per l’altro anche solo assaggiarle richiede più coraggio che mettere la panna nella carbonara. 

Alcune di queste birre disgustose nascono come esperimenti estremi, altre come trovate pubblicitarie, altre ancora come vere e proprie sfide ai limiti del buon gusto

Il denominatore comune? 

Tutte ti faranno dubitare del tuo amore per il succo d’orzo fermentato, e ti faranno apprezzare anche la peggiore lager industriale che hai mai bevuto. 

Un po’ come queste birre pericolose, insomma.

Se pensi di avere uno stomaco di ferro e un palato che non conosce paura, incominciamo con la…

Birra disgustosa #1: La birra ai testicoli di toro

La Rocky Mountain Oyster Stout della Wynkoop Brewing Company di Denver porta il concetto di “ingredienti locali” a livelli che nessuno aveva mai osato esplorare. 

Questa “birra disgustosa” contiene letteralmente testicoli di toro. Quelli che in Colorado chiamano eufemisticamente “Rocky Mountain Oysters” (ostriche delle Montagne Rocciose, per chi non avesse capito l’ironia).

Il processo produttivo prevede che i testicoli vengano prima affumicati, poi aggiunti durante la fase di bollitura del mosto. Il risultato è una stout scura che, secondo chi l’ha assaggiata, ha un retrogusto salato e vagamente metallico.

Il che potrebbe anche non essere un male… ma quando pensi all’origine di quel sapore, potrebbe venirti la tentazione di sciacquarti la bocca con l’ammoniaca.

La Rocky Mountain Oyster Stout è nata più come scherzo e trovata pubblicitaria che come seria intenzione birraria, ma la grande richiesta ha fatto sì che il birrificio decidesse di produrla per davvero.

La assaggeresti? 

Io, sono sincero, non lo farei neanche se mi pagassero.

Birra disgustosa #2: Birra con teste e ossa di maiale

La nostra birra disgustosa #2 è la Mangalitsa Pig Porter del Right Brain Brewery è una sorta di incrocio tra una birra e un brodo di carne

Questa porter americana utilizza teste e ossa affumicate di maiale Mangalitsa durante il processo di produzione, trasformando quello che dovrebbe essere una bevanda in qualcosa che sembra più adatto a un esperimento di necrofilia culinaria.

Il processo prevede che le parti del maiale vengano prima affumicate, poi aggiunte durante la bollitura del mosto per rilasciare “note carnose” nella birra finale. 

Il risultato è una porter scura che, secondo le testimonianze di chi l’ha bevuta, sa di brodo di ossa con un retrogusto affumicato che ti rimane in bocca per ore.

Esplorazione dei confini tra birra e cucina… o un’altra aberrazione brassicola?

Birra disgustosa #3: la birra con acqua di fogna

A Singapore un birrificio ha deciso di abbracciare l’ecologia in modo così estremo da utilizzare acqua riciclata e purificata dagli scarichi della città per produrre birra. 

L’idea nasce da nobili intenzioni ambientali: dimostrare che anche i rifiuti liquidi possono essere riciclati in modo utile. 

Il problema è che, per quanto depurata, stiamo sempre parlando di acqua che fino a poco tempo prima se ne stava beatamente nelle tubature fognarie della città.

I produttori giurano che il processo di depurazione è così avanzato da rendere quest’acqua più pulita di quella del rubinetto normale. 

I coraggiosi che l’hanno assaggiata riportano che il sapore è “sorprendentemente normale”, ma il fattore psicologico è devastante: sapere che quello che hai nel bicchiere fino a qualche tempo prima stazionava in fondo al water di qualcuno può far passare qualsiasi entusiasmo.

Disgusto #4: Birra ai lieviti della barba

La Beard Beer della Rogue Ales rappresenta un nuovo livello di personalizzazione birraria: utilizzare lieviti estratti direttamente dalla barba del mastro birraio John Maier

Non è una metafora o un nome accattivante: hanno letteralmente prelevato campioni dalla sua barba per isolare ceppi di lievito selvatico e utilizzarli nella fermentazione.

Dal punto di vista scientifico, l’idea ha una sua logica: la barba di un birraio esperto può ospitare lieviti interessanti sviluppatisi nel corso degli anni di esposizione agli ambienti di produzione. 

Dal punto di vista del disgusto, invece, stai bevendo qualcosa fermentato con microorganismi che fino a qualche tempo prima se ne stavano sui peli di uno sconosciuto.

Il sapore viene descritto come “particolare” e “caratteristico”, ma molti sostengono che sia impossibile separare l’esperienza gustativa dalla consapevolezza di cosa si sta bevendo. 

È il tipo di birra che ordini una volta sola, più per dire di averlo fatto che per piacere genuino.

Disgusto #5: Birra ai batteri della “patatina”

Restando in ambito “peli”, nel 2014 la Order of Yoni, un collettivo artistico polacco, ha prodotto quella che potrebbe essere la birra più inquietante mai creata dall’uomo: una lager fermentata con batteri lattici presi dalle parti intime di modelle locali

Il progetto, presentato come “arte contemporanea”, prevedeva di raccogliere campioni di flora batterica vaginale e utilizzarli nel processo di fermentazione.

Il risultato è stato una birra dall’aspetto normale ma dal retrogusto acidulo, tipico della fermentazione lattica, accompagnato dalla consapevolezza agghiacciante di cosa si stesse bevendo.

Questa birra ha scatenato polemiche enormi, tra chi la definiva troppo provocatoria e chi la considerava un insulto sia alle donne coinvolte che al concetto stesso di birra. È stata prodotta in quantità estremamente limitate e venduta a prezzi esorbitanti come “oggetto d’arte bevibile”.

Tecnicamente i batteri lattici sono usati in molti alimenti fermentati, ma la provenienza specifica trasforma l’atto del bere in qualcosa che va oltre ogni immaginazione ragionevole.

Disgusto #6: Birra con animali imbalsamati

La BrewDog, famosa per le sue provocazioni marketing, ha raggiunto l’apice della follia con “The End of History”, una birra da 55% di alcol venduta dentro animali tassidermizzati

Scoiattoli, ermellini e altri piccoli mammiferi imbalsamati fungevano da “packaging” per le bottiglie di questa birra estremamente forte, creando un’immagine che oscillava tra il macabro e il ridicolo.

Il prezzo era esorbitante (diverse centinaia di euro a bottiglia) e la produzione limitatissima, ma il vero problema non era economico: era l’idea di bere qualcosa estratto dalla bocca di un animale morto

L’impatto visivo era devastante, e molti acquirenti hanno ammesso di non aver mai effettivamente bevuto il contenuto.

La birra in sé era tecnicamente una quadrupel estrema, più simile a un distillato che a una vera birra. Ma l’imballaggio trasformava l’esperienza in qualcosa che andava ben oltre il semplice bere: era un atto di sfida ai propri limiti psicologici.

BrewDog ha giustificato l’operazione come critica al consumismo estremo, ma molti hanno visto solo una trovata pubblicitaria di cattivo gusto che sfruttava degli animali morti per vendere alcol a un prezzo irragionevole.

(S)conclusione

Il mondo della birra disgustosa dimostra che non tutti gli esperimenti dovrebbero essere tentati, e che l’innovazione senza buon senso può portare a risultati raccapriccianti. 

La lezione è semplice: solo perché puoi fare qualcosa, non significa che dovresti farlo. 

Esistono migliaia di modi creativi per innovare nel mondo birrario senza dover ricorrere a ingredienti che fanno venire la nausea solo a sentirli nominare.

La verità?

Spesso la normalità è sottovalutata

Una buona birra artigianale fatta con ingredienti semplici, genuini e riconoscibili può essere molto più soddisfacente di qualsiasi esperimento estremo.

E se vuoi tornare al piacere di bere birra senza rischiare traumi psicologici, le nostre birre artigianali non contengono parti di animali, ingredienti dalla provenienza discutibile, o qualsiasi altra cosa possa farti pentire della scelta.

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